Il laboratorio del Tecnocrate, sedicesimo speciale a colori di Dragonero affonda le sue radici nel cuore della saga regolare e si collega direttamente all’albo Missione Disperata. Entrambi scritti da Stefano Vietti, i due episodi sono pensati per essere letti in stretta sequenza, dando vita a un’esperienza seriale continua e integrata, come in una moderna serie TV. Il mondo dell’Erondár si fa sempre più stratificato, oscuro e tecnologicamente inquietante.
La trama ruota intorno a un’installazione segreta – il laboratorio del Tecnocrate – centro di esperimenti oscuri, manipolazioni genetiche e segreti che toccano il passato stesso di Ian. L’equilibrio tra scienza e magia, tra etica e sopravvivenza, è il vero nodo tematico dell’albo. Vietti orchestra un racconto teso, serrato, che approfondisce la psicologia dei personaggi e introduce sviluppi narrativi destinati a riverberarsi nei prossimi episodi della saga.
Con l’abilità che lo contraddistingue, Vietti sfrutta l’ambientazione fantascientifica per raccontare una storia di identità, eredità e manipolazione del potere. I dialoghi sono maturi, precisi, lontani da qualsiasi retorica. L’intreccio è calibrato su due registri: il dinamismo dell’azione e la densità del mistero, mantenendo sempre alta la tensione narrativa.
Ai disegni troviamo Antonella Platano, veterana del mondo fantasy bonelliano, che dimostra ancora una volta la sua padronanza nella gestione di scene d’azione e di ambienti altamente connotati. Il suo tratto pulito, dinamico, definisce bene i personaggi e dona chiarezza anche nelle sequenze più concitate. Le tavole sono articolate in modo fluido, con grande cura nella regia visiva, tra primi piani espressivi e vedute d’ambiente claustrofobiche e tecnologiche.
La sua capacità di rendere i corpi in movimento, soprattutto nelle scene di combattimento, conferisce energia e ritmo alla narrazione. Ma è nelle pause narrative che Platano eccelle: le espressioni, gli sguardi, le posture raccontano tanto quanto i dialoghi, rendendo i momenti di riflessione e tensione emotiva altrettanto potenti delle esplosioni e delle battaglie.
La colorazione, firmata da Alessandra Baccaglini (affiancata da Martina Saviane nelle tavole finali), arricchisce la narrazione con scelte cromatiche coerenti e di forte impatto. Le tinte fredde dominano l’ambiente tecnologico del laboratorio, contribuendo a trasmettere un senso di freddezza, distacco e pericolo. In contrasto, i rossi e i toni caldi emergono nelle esplosioni, nei momenti di crisi e nelle emozioni forti, diventando accenti visivi che guidano l’occhio del lettore.
La luce artificiale, i riflessi metallici, l’incidenza dei neon olografici sono resi con grande cura e danno profondità e tridimensionalità all’ambientazione. Si tratta di una colorazione che non si limita al compito decorativo, ma lavora sulla narrazione stessa, rafforzandone il tono e le sfumature.
Il laboratorio del Tecnocrate è un capitolo centrale e inaugurale del nuovo ciclo narrativo di Dragonero, che conferma l’ambizione seriale e l’eccellenza artistica della testata. Vietti, Platano, Baccaglini e Saviane costruiscono un racconto coinvolgente, visivamente ricco e narrativamente cruciale. L’Erondár evolve, e lo fa intrecciando fantasy e fantascienza, emozione e spettacolo, tradizione e sperimentazione. Una lettura che lascia il segno – e apre le porte a futuri sviluppi che promettono di cambiare per sempre il volto della saga.