Il numero speciale Dylan Dog 466bis – Gli Illuminati si inserisce nella collana estiva della Sergio Bonelli Editore dedicata alle storie "What If…?" e "Elseworlds", proponendo un universo alternativo in cui un virus ha radicalmente trasformato l’umanità e le sue dinamiche sociali. Claudio Chiaverotti, autore della sceneggiatura, e Giorgio Pontrelli, ai disegni, offrono un racconto che coniuga l’horror classico dei vampiri con una riflessione inquietante sul nostro presente, segnato dall’esperienza collettiva della pandemia da Covid-19.
In questo mondo distopico, l’umanità si è divisa in due categorie biologiche: i Notturni, esseri umani costretti a vivere nell’oscurità perché vulnerabili alla luce solare, e gli Illuminati, mutanti dai tratti vampirici che dominano la società. L’inversione dei ruoli classici – in cui è la luce, e non il buio, a rappresentare la minaccia – diventa simbolo di un ordine sociale capovolto, in cui la paura si è radicata nella quotidianità e nel corpo stesso delle persone.
Il riferimento esplicito alla pandemia è centrale: la diffusione globale del virus che ha generato queste mutazioni richiama, anche se in chiave metaforica e romanzata, l’impatto reale della crisi sanitaria mondiale. Come avvenuto durante il Covid-19, la società nel fumetto si riorganizza su nuove basi: limitazioni della libertà, discriminazioni biologiche, divisioni imposte da esigenze di sopravvivenza. La mutazione fisica degli Illuminati richiama il discorso su chi, nella pandemia, ha goduto di privilegi sociali ed economici rispetto a chi ha dovuto subire restrizioni più dure.
La trama, che ruota intorno a un'indagine su un rapimento, si sviluppa come una parabola sociale e politica, arricchita da un forte immaginario visivo: la nuova gabbia grafica, più libera e sperimentale, accompagna una narrazione dai toni cupi e ansiogeni. L’albo si ispira liberamente a pellicole come Daybreakers, Blade, 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra e La notte del giudizio, ma con una declinazione che unisce fantascienza e riflessione sociopolitica.
La distopia narrativa creata da Claudio Chiaverotti trova il suo perfetto contrappunto visivo nei disegni di Giorgio Pontrelli, autore capace di trasportare su carta il senso d’oppressione, inquietudine e ambiguità morale che permea l’intero racconto. In un’ambientazione dominata da contrasti estremi – luce e buio, umani e mutanti, verità e manipolazione – Pontrelli si assume il compito di tradurre visivamente una società spezzata, in bilico tra il realismo distorto della cronaca e il simbolismo dell’horror distopico.
Pontrelli lavora su una gabbia narrativa più dinamica e sperimentale rispetto alla tradizione bonelliana, elemento che gli consente di gestire meglio il ritmo della narrazione, enfatizzando le sequenze d’azione e quelle più intime, con tagli registici quasi cinematografici. L'autore stesso sottolinea come abbia potuto "esaltare le scene e tagliarle in un modo nuovo", trovando libertà creativa nel costruire tavole visivamente potenti ma sempre leggibili. I suoi contrasti netti tra luci e ombre non sono solo estetici, ma funzionali alla comprensione tematica: in questo mondo, la luce non è salvifica, ma letale.
L’uso strategico della luce come strumento di ritmo e profondità dà vita a un’estetica disturbante, in cui ogni chiaroscuro racconta il conflitto interno ai personaggi e alla società. La luce è spesso abbagliante, aggressiva, una vera e propria minaccia fisica per i Notturni, mentre il buio – solitamente associato al pericolo – assume un ruolo di rifugio e sopravvivenza. In questo ribaltamento simbolico, Pontrelli riesce a imprimere alle tavole un impatto visivo che amplifica il senso di disorientamento e fragilità.
Sul piano emotivo, le espressioni facciali e le posture dei personaggi sono rese con precisione drammatica: non c’è staticità, ogni vignetta è attraversata da tensione, paura o smarrimento. Le anatomie deformate degli Illuminati, con canini sporgenti e occhi affilati, incarnano la mutazione in senso biologico e psicologico. La loro presenza sulla scena è sempre perturbante, anche quando non minacciosa.
In definitiva, Pontrelli firma un lavoro graficamente potente e coerente, capace di sostenere e amplificare la complessità narrativa di Chiaverotti. Le sue tavole non sono solo un accompagnamento visivo, ma un vero e proprio dispositivo narrativo, in grado di veicolare il senso di decadenza e trasformazione che pervade l’universo alternativo de Gli Illuminati. Un Dylan Dog dove, per una volta, sono la luce e l’ordine a spaventare più del buio e del caos.
In conclusione, Dylan Dog – Gli Illuminati non è solo un racconto di paura, ma una narrazione simbolica sull’evoluzione delle nostre paure collettive. L’albo riesce a raccontare la pandemia non solo come evento sanitario, ma come trauma sociale, rivelando come le emergenze possano rimodellare la società, ridefinendo il concetto stesso di umanità. Una lettura che, pur nella finzione, ci riporta a domande profonde sulla nostra realtà.