Una lettera pubblica svela i motivi della censura editoriale di Sclavi e il ritorno, cinque anni dopo, del volume mai distribuito di Daryl Zed.
Con una lettera aperta pubblicata sul portale ufficiale della Sergio Bonelli Editore, Tiziano Sclavi, autore e ideatore del celebre Dylan Dog, rompe il silenzio su un caso editoriale rimasto irrisolto per anni. Si tratta del volume "Daryl Zed – I mostri sono loro", che, pur completato e anticipato in sei albi spillati, non raggiunse mai le librerie.
Sclavi rivela ora i retroscena che portarono al blocco della distribuzione. Il personaggio di Daryl Zed, pensato come una sorta di proiezione distorta di Dylan Dog in un universo narrativo a strati sovrapposti — dove Dylan rappresentava la realtà e Daryl la finzione — aveva perso, nella rielaborazione finale, quella coerenza concettuale a lui tanto cara. La versione scritta da Tito Faraci si era discostata profondamente dalla visione originale: il Daryl Zed di Faraci risultava infatti un antieroe spietato, quasi il contrario del malinconico e riflessivo Dylan.
Questo cambio radicale aveva infastidito Sclavi a tal punto da impedire la pubblicazione del volume, pur già ultimato. Ma oggi, dopo cinque anni di distanza, sembra che qualcosa sia cambiato. Secondo quanto emerso, la casa editrice avrebbe trovato una mediazione, facendo leva sul desiderio dell'autore di tutelare l’integrità intellettuale della sua creatura, senza però impedire l’accesso al materiale già prodotto.
L'accordo non prevede la ristampa del volume, bensì la distribuzione delle copie originarie, conservate nei magazzini della casa editrice dal momento del blocco. Una scelta curiosa, che lascia spazio a interrogativi: in che modo il tempo trascorso avrebbe potuto "decantare" il contenuto al punto da renderlo oggi accettabile per il suo stesso autore?
Non è un mistero che Sclavi non abbia gradito nemmeno il trattamento riservato alla sua figura nel fumetto. La sua rappresentazione fittizia, percepita come una caricatura irrispettosa, lo avrebbe urtato profondamente, al punto da esprimere dissenso anche nei confronti di Roberto Recchioni, curatore editoriale della serie Dylan Dog. Un’ostilità che si rifletterà simbolicamente nel celebre numero 400, dove Recchioni lo decapitaterà all’interno della storia.
Vi lasciamo alle parole proprio di Tiziano Sclavi:
L'attuale storia di Daryl Zed è apparsa a puntate in sei albetti, in vendita esclusivamente nelle fumetterie e sul sito della Bonelli, a partire da gennaio 2020. L'albo gigante che le raccoglieva avrebbe dovuto uscire in edicola in luglio, ma così non è stato, e molti lettori hanno fortemente protestato.
Be', la "colpa" della mancata uscita è anche mia: per varie ragioni si è deciso di sospendere la distribuzione dell'albo già stampato. Uno dei motivi più importanti di questa decisione era che il suo contenuto non corrispondeva, e anzi era contrario, sia al mio pensiero sia alla filosofia di Dylan Dog (a partire dal titolo, "I mostri sono loro", mentre io e Dylan abbiamo sempre sostenuto che i mostri siamo noi).
In origine Daryl Zed era apparso soltanto, in poche tavole, nel 1992, sull'albo "Caccia alle streghe" (DD numero 69). Era in pratica l'alter ego di Dylan. Cioè, mi spiego: sospendendo l'incredulità e considerando Dylan reale, Daryl era il suo corrispettivo nel mondo di fantasia del fumetto, e il suo "autore" Justin Moss (cioè io) l'aveva concepito ispirandosi dichiaratamente a lui. La sua funzione era solo quella di introdurre il tema degli inquisitori e della censura, tema tra l'altro più attuale oggi di allora, quando si riferiva solo a un'assurda crociata dei benpensanti contro i fumetti "corruttori della gioventù". Oggi è molto peggio, dato il clima politico e sociale in cui viviamo nella cosiddetta Unione Europea, e non riguarda solo i fumetti, ma tutto. Siamo pericolosamente vicini alla dittatura, e l'intolleranza per chi non è allineato con il pensiero mainstream ricorda purtroppo regimi tristemente famosi di un passato evidentemente non abbastanza passato. La censura impera, la "caccia alle streghe" non è finita.
E, ahimè, non c'è più Daryl Zed a combattere contro gli inquisitori, è diventato lui l'inquisitore. Non ha più niente a che vedere con l'originale, si è trasformato in uno spietato ammazzamostri, e nel corso della storia, oltre a una fugace e distorta comparsata di Dylan Dog, appaio "io" (le virgolette sono d'obbligo) in persona e dico cose che non mi sono mai neanche sognato di pensare (e che non spoilero).
Va be', voglio prenderla come un'interpretazione autoriale, un ribaltamento sarcastico e paradossale. O almeno così, mi pare di capire, l'hanno inteso il curatore dell'epoca e lo sceneggiatore.
E le ragioni per cui ora finalmente si è concordata l'uscita dell'albo sono in sostanza tre.
La prima, semplicemente, è che ho raggiunto con l'editore un accordo che salvaguarda sia il lavoro svolto dalla Bonelli sia le mie obiezioni, diciamo cosi, "filosofiche".
La seconda, e più importante, riguarda il grande rispetto e la grande ammirazione che ho sempre avuto nei confronti del lavoro dei miei colleghi, scrittori e disegnatori. Stimo profondamente l'amico sceneggiatore Tito Faraci e i vari artisti che hanno fatto rivivere, sia pure stravolgendolo, Daryl Zed, e non mi sembra giusto che la loro fatica non veda più la luce.
E la terza, infine, è che sono i lettori a dover giudicare, e a loro spetta l'ultima parola.
Accetterò il giudizio del pubblico, qualunque sarà, perché è per il pubblico che tutti noi, che facciamo questo strano mestiere, viviamo e lavoriamo.
Grazie.
Tiziano Sclavi