Toy Story 3: il ruolo del giocattolo nel terzo millennio

La recensione del film

12 Luglio 2010   18:32  

Regia: Lee Unkrich
Voci italiane: Fabrizio Frizzi, Massimo Dapporto, Ilaria Stagni, Fabio De Luigi, Claudia Gerini, Riccardo Garrone, Gerry Scotti, Giorgio Faletti
Genere: Animazione
Durata: 103 minuti
Voto: OOOOO

In Toy Story 3 – La grande fuga ritornano al cinema Woody, Buzz e tutta la banda. E Mentre Andy si prepara alla partenza per il college, i suoi fedeli amici giocattoli si ritroveranno in un asilo, dove giocare con dei bambini indomabili, con piccole dita appicicose non è molto piacevole. Ecco che spinti dal motto tutti per uno-uno per tutti, insieme pianificano la grande fuga. All'avventura si uniranno molti nuovi personaggi, alcuni di plastica, altri di peluche, tra cui lo scapolo amico di Barbie, Ken, l'istrice con i caratteristici pantaloncini lederhosen di nome Prickles e Lotso Grandi Abbracci, l'orsacchiotto rosa che profuma di fragola.


Qual'è il ruolo di un giocattolo? Far divertire i bambini o rimanere fedele fino in fondo al suo legittimo proprietario? Difficile dare una risposta per i nostri eroi, abituati a stare sempre aal centro dell'attenzione ed ora, loro malgrado, destinati a finire nel dimenticatoio di una polverosa soffitta. I protagonisti di mille giochi costretti a passare il resto dei loro giorni nel buio dell'oblio, a causa di un padrone forse ingrato, ma sicuramente troppo cresciuto per rimanere ancora un pò nel mondo dei pargoli. Allora per Woody e Buzz è davvero arrivato il momento di prendere la prima scatola destinata ad un asilo per l'infanzia, dove troveranno una miriade di fanciulletti pronti ad usarli ed usurarli. Il paese dei balocchi nel quale credono di essere sbarcati si rivelerà presto molto simile ad una casa dell'orrore, popolata da creaturine orribili mascherati da bambini e da molti finti amici. A guardar bene, però, è il destino che loro stessi si son cercati, rapiti da un'egocentrismo che gli ha bemdato gli occhi e li ha resi burattini nelle mani di uno spietato Mangiafuoco. Capiranno solo, allora, come il loro ruolo sia quello di non far mai finire il gioco, che è bello anche se dura poco, ma è stupendo quando ricomincia.


Arrivati al terzo capitolo (quello conclusivo) della saga, gli sceneggiatori di Toy Story 3, Michael Arndt (Little Miss Sunshhine), John Lasseter (Cars) ed Andrew Stanton (Alla ricerca di Nemo) insieme al regista Lee Unkrich confezionano un prodotto tutt'altro che stanco, al contrario frizzante e ricco di contenuti. Era facile cadere nella trappola di una pellicola celebrativa dei successi degli altri due episodi, ed invece la Pixar dimostra di non aver dato fondo alla sua inesauribile fonte d'idee. Tanti anche i generi che si alternano nel corso del film, partendo dalla commedia, per passare all'azione con fugace passaggio nell'horror senza dimenticare un pizzico di romanticismo che non guasta mai. Toy Story 3 è il blockbuster perfetto, quello che in questi lunghi anni di cinematografia moderna molti registi ci avevano promesso, ma nessuno era mai riuscito a realizzare. Lo studio d'animazione americano tocca il proprio apice proprio col suo lungometraggio manifesto, quello che più di dieci anni fa gli aveva permesso di entrare nella famiglia dello zio Walt (Disney). Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora, ma la Pixar, successo dopo successo, non si è mai adagiata sugli allori superando sempre se stessa e andando oltre l'immaginazione...e ancora oltre. Capolavoro.

Francesco Balzano

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