"Porco rosso", un cartoon politico firmato Miyazaki

La recensione del film

21 Novembre 2010   13:05  

Regia: Hayao Myiazaki
Voci italiane: Massimo Corvo, Fabrizio Pucci, Roberta Pellini, Paolo Buglioni, Massimo De Ambrosis, Joy Saltarelli, Armando Bandini, Roberto Draghetti, Gerolamo Alchieri, Carlo Reali
Genere: Animazione
Durata: 94 minuti
Voto: OOO 1/2

In quella che Miyazaki Hayao definisce “l’epoca degli idrovolanti”, Marco Pagot è un ex-pilota che, deluso dall’umanità nella da poco conclusa grande guerra, si è misteriosamente ritrovato nelle mutate sembianze di un maiale antropomorfo. Con il nome di battaglia di Porco Rosso, vola alla ventura sui cieli dell’Adriatico a bordo del suo idrovolante vermiglio, sfuggendo al giogo fascista e sbarcando il lunario come cacciatore di taglie. Ma l’arrivo del pilota americano Curtis, assoldato dai Pirati del Cielo, lo costringerà a nuove battaglie per la salvaguardia dell’onore proprio e di quello di una radiosa fanciulla, per la riconquista di un perduto amore e della fiducia nell’umanità.

"Porco rosso" è, forse, il film meno 'serio' diretto dal maestro d'animazione giappone Hayao Miyazaki, perchè manca di quell'aria poetica che avvolge ogni sua opera. Nonostante il suo essere scanzonato, però, anche questo cartone mantiene un forte simbolismo che lo rende gradevole e lo colloca sempre una spanna sopra le altre produzioni di genere. Il protagonista è la rappresentazione dell'artista secondo il maestro nipponico: guarda la realtà con distacco (il punto d'osservazione è il cielo) e vive isolato dal mondo su un'isola deserta.

Porta avanti valori distanti da qualsiasi fazione e per compiere la sua missione è disposto ad affrontare la solitudine e la morte. Stupiscono, come sempre, le figure femminili autentico motore dei film di Miyazaki, dotate di una forza incredibile e di una luminosità capace di colorare anche le situazioni più grigie (sullo sfondo della storia c'è la guerra). Inutile stare, poi, a sottolineare la bellezza dei disegni partoriti dalla geniale mano dell'artista, che detesta l'utilizzo della computer grafica. I paesaggi rappresentati sono di una bellezza clamorosa (la villa della signorina Gina sembra quasi vera) e l'isoletta immersa nel nostro mare Adriatico è una vera e propria opera d'arte.

Rispetto ai precedenti lavori di Miyazaki, qui la connotazione politica è decisamente più forte ("meglio maiale che fascista", dice il protagonista uscendo fuor di metafora), ma il messaggio aulico che contiene, salva "Porco Rosso" dall'etichetta di film schierato, pur rendendolo meno adatto ad un pubblico di bambini. Possiamo definirla senz'altro un'opera minore del maestro, ma la fattura rimane comunque ottima. Pregevole.

 

Francesco Balzano

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