"La passione" del cinema italiano

La recensione del film

03 Ottobre 2010   14:04  

"La passione"

Regia: Carlo Mazzacurati
Cast: Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Cristiana Capotondi, Stefania Sandrelli, Kasia Smutniak, Maria Paiato, Marco Messeri, Giovanni Mascherini, Fausto Russo Alesi, Cosimo Messeri
Genere: Commedia
Durata: 105 minuti
Voto: OOO


Passati cinquant’anni, essere un regista emergente diventa un problema. Ne sa qualcosa Gianni Dubois, che non fa un film da anni, e adesso che avrebbe la possibilità di dirigere una giovane stella della tv non riesce nemmeno a farsi venire in mente una storia. Come se non bastasse, una perdita nel suo appartamento in Toscana ha rovinato un affresco del Cinquecento nella chiesetta adiacente. Per evitare una denuncia e una pessima figura, Gianni deve accettare la bizzarra proposta del sindaco del paese: dirigere la sacra rappresentazione del venerdì santo in cambio dell’impunità.

Carlo Mazzacurati traspone in pellicola un suo racconto orale, creandoci attorno una storia poco lineare ma decisamente affascinante. L'alter-ego cinematografico del regista, il bravissimo (ma non è una novità) Silvio Orlando si incontra, e a volte scontra, con una serie infinita di personaggi grotteschi eppure credibili che sono la vera forza del lungometraggio. Gianni Dubois è il Cristo destinato a vivere una personalissima passione, condannato da un produttore senza scrupoli, una critica irriconoscente e dal classico blocco dell'artista.

L'occhio della telecamera segue le disavventure del protagonista, al limite del fantozziano, con la compassione di chi osserva la fine di un agnellino gettato in pasto ai leoni. "La passione" è una critica solo apparentemente lieve ad un Paese che ha perduto identità e cultura, ed ha bisogno di toccare il fondo per darsi di nuovo una decisiva spinta verso l'alto. Una spinta che può dare solo la riscoperta autentica dell'arte.

Mazzacurati mette alla berlina le starlette della tv, pronte a far cinema pur non conoscendone la storia ma sostenute da un pubblico ignorante alla ricerca costante del nome piuttosto che della qualità. Non si salva nessuno, insomma, nemmeno chi della settima arte dovrebbe intendersene, perchè ha una memoria da elefante e dimentica troppo in fretta. Film a tratti un pò lento, difetto tipico del genere d'autore, ma che ha l'enorme merito di riproporre una pellicola in grado di far riflettere tra un sorriso e l'altro. Da vedere.

Francesco Balzano

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