"Hereafter", l'aldilà secondo Eastwood

La recensione del film

15 Gennaio 2011   12:03  

Regia: Clint Eastwood
Cast: Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic, Marthe Keller, Jay Mohr, Richard Kind, Charlie Creed-Miles, Lyndsey Marshal, Rebekah Staton, Declan Conlon, Marcus Boyea, Tex Jacks, Taylor Doherty, Mylène Jampanoï, Stéphane Freiss, Laurent Bateau, Steve Schirripa, Joe Bellan, Jenifer Lewis, Tom Beard, Andy Gathergood, Helen Elizabeth, Niamh Cusack, George Costigan, Claire Price, Surinder Duhra, Sean Buckley, Paul Antony-Barber, Selina Cadell, Céline Sallette, Celia Shuman, Joanna Croll, Jack Bence, Derek Jacobi, Thomas Price, Franz Drameh
Durata: 129 minuti
Genere: Drammatico
Voto: OOO 1/2

Le vite di tre persone, accomunate dall'aver sfiorato la morte, finiranno per intrecciarsi: Marie LeLay, giornalista francese scampata alla tragedia dello tsunami del 2004; una madre single e tossicodipendente inglese che perde uno dei suoi figli gemelli durante un incidente stradale; e George Lonegan, un uomo in grado di comunicare con i morti.

Clint Eastwood affronta ancora una volta il tema della morte attraverso tre storie esemplari, non tutte riuscitissime, destinate ad incrociarsi. Quella di Marie è sicuramente la più angosciante, comincia bene (ma gli effetti speciali nelle scene dello tsunami sono da rivedere) per poi perdersi dietro troppi discorsi, a volte inutili. La meno riuscita è senz'altro quella con protagonista Matt Damon che, nonostante sia al secondo film col regista, dimostra di non essere ancora in piena sintonia.

La sua storia, pur avendo un ruolo centrale ai fini del racconto, risulta forse troppo lunga e poco efficace. Le lezioni di cucina italiana che George segue sono utili solamente ad allungare la solfa e, se fossero state tagliate in fase di montaggio, la pellicola non ne avrebbe affatto risentito. Il film regala le cose migliori con la vicenda del piccolo Marcus, interpretato dall'esordiente George McLaren, al suo esordio sul grande schermo eppure già in grado di fornire una prova da Oscar.

Il più grande pregio di "Hereafter" è quello di aver trattato un tema molto cupo per lo spettatore come quello della morte, riuscendo, nel finale, a regalare un messaggio tutto sommato di grande serenità. Eastwood, insomma, non ripete l'ottimo esito ottenuto da "Gran Torino", ma regala al pubblico un nuovo film degno di nota dopo il non brillantissimo "Invictus".

Riuscito.


Francesco Balzano

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