"Happy Feet 2", i ghiacci si sciolgono, i pinguini ballano e cantano.

La recensione del film

03 Dicembre 2011   12:15  

Regia: George Miller
Voci italiane: Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino, Massimo Lopez, Nathalie, Gigi Proietti, Linus, Nicola Savino
Genere: Animazione
Durata: 105 minuti
Voto: OO

E’ tempo di crescere anche per i pinguini, in Antartide. Ma Erik, a differenza del padre, l’ormai adulto Mambo, non ha proprio ritmo nelle penne e dopo l’ennesima brutta figura in pubblico decide di scappare. Nella fuga incontra Sven, pennuto orgoglioso e sedicente scampato  eroicamente alla crudeltà degli uomini, che eleva a suo mito. Raggiunto dal genitore, Erik deve fare rientro a casa ma il ritorno sarà reso difficoltoso e assai avventuroso dalle calamità naturali che mettono a repentaglio la vita del suo popolo. Bisogna salvarlo, ma per fare ciò bisogna diventare adulti.

Era il 2006 quando Mambo, pinguino imperatore con vezzi da ballerino di tip tap, trovava consenso di pubblico e critica ottenendo un ottimo successo ai botteghini e un Oscar come miglior film di animazione. Cinque anni sono passati, ma già durante la realizzazione del primo film gli autori fantasticavano su un sequel, ragionando sui possibili sviluppi della storia, sulla crescita e l’evoluzione dei personaggi vecchi, sull’introduzione di nuovi.

Se ben poco si può rimproverare alla messa in scena, che si affida nuovamente a una tecnica assai perfezionata negli ultimi anni come quella della motion capture e al fotorealismo digitale che rende con estrema suggestione (accresciuta e valorizzata dal 3D stereoscopico) gli sconfinati e scarni paesaggi sud-polari, ciò non può valere per la debolezza e la ridondanza delle argomentazioni: è un film dichiaratamente ecologista e fieramente pedagogico (la crescita, il riconoscimento delle proprie qualità, il diffidare dall’esempio dei falsi idoli, il rispetto e la stima per i genitori, l’apprezzamento della vita) aspetti che appartenevano anche all’episodio precedente, ma qui resi con meno nobiltà di intenzioni, con meno scaltrezza argomentativa, sovrapposti opacamente a una struttura esile e copiata che solo i più piccoli possono apprezzare.

Perfino gli uomini sembrano presenze fantasmagoriche che calcano la terra senza lasciare traccia (ne è emblematica la sequenza, una delle poche riuscite, della tempesta di neve che impossibilita il loro intervento), diversamente da quanto avveniva nel primo lavoro, dove strutture e macchinari arrugginiti, impiantati nel ghiaccio, ben esplicitavano la forte denuncia all’inquinamento delle terre vergini.

Eppure siamo certi che le migliori soluzioni fotografiche, cromatiche e visive appartengano proprio agli episodi che coinvolgono gli uomini (si guardi anche i flashback sul trascorso di Sven). L’aggiornamento non ha previsto solo l’affinazione della tecnica ma anche il recupero di gravi problemi ambientali attuali: chi minaccia ora il mondo animale è il surriscaldamento globale e il conseguente scioglimento dei ghiacciai.

Ma più che la riflessione si stimola il nervo ottico: scenari para-cataclismici producono uno spettacolo adatto al più convenzionale film catastrofico che rappresenta, senza documentare né tantomeno indagare, il disfacimento della natura, il che rende il prodotto ancora più disonesto. Nemmeno i tediosi brani musicali, quelli inediti e i “classici” (da Michael Jackson ai Queen, da George Michael a Puccini) riarrangiati e riadattati nei testi, attribuiscono valore qualitativo al film.

Mentre Will e Krill, i due krill, minuscoli crostacei (con le voci di Nicola Savino e Linus in Italia e di Matt Damon e Brad Pitt nella versione originale), rubano la scena ai protagonisti, scalando due gerarchie, quella alimentare e quella dei comprimari, e introducono per la prima volta, in maniera esplicita, in un film per bambini, il discorso di omoerotismo e matrimonio gay.

Forse non solo i pinguini stanno crescendo.

Riccardo Balzano  

 

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