Free-to-play non è gratis, la Commissione europea chiama Apple e Google

01 Marzo 2014   09:47  

Quante volte abbiamo "acquistato" un gioco sull'AppStore o su GooglePlay gratuitamente, ma poi abbiamonotato che il gioco, in realtà, aveva bisogno per essere "veramente giocato" di acquistare pacchetti aggiuntivi o monete o gemme o frutta... o quello che propongono i programmatori.

Questi si chiamano "in-app purchase" e vanno per la maggiore al giorno d'oggi perchè consentono ricavi inimmaginabili con il solo costo "di copertina".

Ormai ce ne sono moltissimi ed è quasi diventato scontato essere attratti da un bellissimo gioco distribuito gratuitamente e poi ritrovarsi nel corso del gioco acquisti che superano anche i 90 euro!

Finalmente pare che la Commissione Europea abbia iniziato a indagare sulla eventuale "pubblicità ingannevole" che gli store fanno a questi titoli:

"L'attuale concetto di free-to-play va contro lo spirito delle norme comunitarie in materia di tutela dei consumatori", ha detto il commissario europeo per la giustizia Viviane Reding.

Si stima che il mercato delle app coinvolga circa un milione di persone in Europa e che generi più di 60 miliardi di euro all'anno. Secondo le più recenti analisi di mercato, la maggior parte di queste vendite deriva dalle app costruite sul modello free-to-play.

"È necessario che i consumatori si fidino dei produttori se si vuole che questo mercato continui a crescere. Molti di questi prodotti vengono pubblicizzati come 'gratuiti', ma invece sono basati su un modello che spinge i consumatori a spendere somme importanti tramite acquisti in-app", si legge in un comunicato diramato dalla Commissione Europea.

I titoli più subdoli sono quelli per i bambini dai 3 anni in su, spesso si creano giochi anche scadenti, li si distribuisce gratuitamente e li si riempie di contenuti a pagamento, oltre che di banner commerciali.

I più piccoli con i genitori più sprovveduti rischiano di prosciugare una carta di credito in pochi minuti cliccando sull'acquisto di tali contenuti aggiuntivi.

Il commissario responsabile delle politiche per i consumatori Neven Mimica ha aggiunto che "i bambini necessitano di migliori protezioni a proposito delle spese a cui sono indotti tramite acquisti in-app".

Se da un lato la Commissione agisce sulla corretta informazione pare che dall'altro soprattutto Apple si stia seriamente interrogando se tutto questo possa ledere l'immagine dell'Appstore anche a fronte di guadagni importanti (la Apple trattiene il 30% su ogni acquisto .ndr) per la stessa azienda di Cupertino.


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