Enzo Iacchetti ed il Suo Teatro Dell'Anima. INTERVISTA ESCLUSIVA

Artista e attore di teatro e tv si racconta nella sua passione per il teatro.

24 Settembre 2018   09:24  

Victor Hugo scriveva “Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.”

Definizione, questa sul teatro, che nonostante la sua meravigliosamente profonda bellezza potrebbe forse non riuscire a pieno a renderne giustizia.

Padre indiscusso del cinema e della televisione e con un curriculum secolare di tutto rispetto, il teatro, viene troppo spesso bollato come “poco interessante” dalla massa generazionale 2.0, focalizzata invece su storie di tronisti e stelle emergenti di talent. 

E così, la vicenda di Medea resa folle dall’abbandono in amore, quella della vendicativa Elettra per la morte del padre o ancora la ribellione e la lotta di Prometeo contro Zeus restano tragedie in un libro, per studenti di greco, di un liceo classico qualunque.

Eppure in un mondo in cui sempre più “sognando Broadway” è la scelta di vita della maggior parte delle persone e le audizioni per il cinema un appuntamento fisso giornaliero, il teatro è forse la prima e più importante palestra di vita. 

Come nel caso di quel bambino che non parlava mai e che a nove anni trovò le parole improvvisamente proprio su un palcoscenico teatrale e che da quel momento di parole ne trovò talmente tante da fare del teatro una fonte continua di linfa vitale. Enzo Iacchetti, quel bambino ormai adulto, attore e artista versatile tra teatro e televisione, quel momento se lo ricorda bene.

“Ero un bambino che non parlava mai. A nove anni il regista della compagnia dialettale del paesino in cui vivevo venne da mio padre e chiese:" nella commedia che stiamo facendo c'è la parte di un bimbo MUTO, vorrei il suo permesso per avere il piccolo Enzo nel cast". Mio padre mi disse "vai, tanto non devi dire niente". Ma appena salito sul palco ecco la folgorazione. Non riuscivo a stare zitto, parlavo a raffica, mi inventavo le frasi. Scendevo dal palco e smettevo di parlare, la timidezza mi soffocava, salivo sul palco e niente mi faceva paura. Ancora oggi dopo 56 anni è così. Io sono felice solo quando sono là sopra.”

Non solo però “parole”, il teatro per Enzo Iacchetti è stato più di questo:

“Il teatro è la vera magia, ogni sera uguale ma ogni sera diverso, senti il fiato del pubblico...lì non si può ripetere nulla. E poi...l'applauso finale è come un orgasmo. Chi non ha provato non può capire. Il teatro mi regala sempre una famiglia, diversa ad ogni stagione. Io compongo le compagnie con attori che stimo prima umanamente e poi professionalmente. E cosi si gira, si caricano valige, si arriva nei teatri o in qualche albergo malandato ma la famiglia sopperisce a tutto, e dopo l'applauso finale, c'è sempre qualche osteria che ci aspetta, si brinda ci si abbraccia, a volte ci si sposa.”

Un posto magico quindi, in cui il palcoscenico diventa strumento d’arte e l’arte diventa emozione per chi ne fa e chi per chi la guarda, ma che vive nonostante tutto ciò, un forte momento di crisi.

“Purtroppo anche il teatro sta soffrendo. I piccoli teatri di provincia chiudono, lo Stato aiuta solo gli Stabili e i Teatri Lirici. Se un teatro chiude, chiude la possibilità che i giovani si avvicinino. E' una materia da inserire fissa nelle scuole, ma la cultura per la nostra bella Italia è trattata come immondizia. Allora nascono produzioni indipendenti e non nascondo in futuro un ritorno ai sistemi della commedia dell'Arte, quando arrivava un carro nelle piazze dei paesi, gli attori si esibivano...e il pubblico che portava le sedie da casa, pagava con uova, salsicce, pomodori…”

Agli italiani e alle nuove generazioni insomma l’arduo compito di non lasciar morire il teatro e la sua storia e con esso l’immenso privilegio di poterne godere del suo splendore. Ai futuri attori, invece, il consiglio di farne di esso fonte di studio e passione, perché come afferma sempre Iacchetti:

“Consiglierei a tutti di fare teatro. Anche senza il pallino di farlo per mestiere, è terapeutico, divertente e ti apre un mondo sconosciuto affascinante come non immagini. Attenti però: in Italia circa 300.000 attori sono iscritti al collocamento, ma solo 30.000 trovano ogni tanto un contratto e quasi sempre con paghe miserabili. Meglio farlo per passione, se poi arriva IL TALENTO per fare il grande salto...EVVIVAAAA!!!”

Insomma, un amore lungo 56 anni quello di Enzo Iacchetti per il teatro, un’unione da nozze d’oro che solo una vita secolare come quella teatrale poteva cementificare tanto fortemente. 

Una storia che già di per sé è un gentile e delicato invito a tutti a sedersi sulle poltroncine di velluto rosse di una platea e ad attendere che lo spettacolo cominci.

 

Carlotta Merli



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