Dog vs Dylan: identità, ambiguità e mistero nel nuovo Oldboy di Alessandro Bilotta

11 Giugno 2025   14:48  

Una versione inedita e disturbante dell’indagatore dell’incubo esplora il confine sottile tra logica e sentimento, in un racconto sospeso tra realtà e simbolo.

Sinossi:

Per le strade di Londra si aggira un Dylan Dog dall’atteggiamento irriconoscibile. Sembra uno Sherlock Holmes lucido e freddo, in pieno controllo del famigerato quinto senso e mezzo. È in cerca di mostri, ma non per dargli la caccia, bensì per scovarli in persone apparentemente comuni, per risvegliare in loro quello che chiama “il lato contrario”. Sulle sue tracce, però, c’è l’autentico Dylan Dog.

Soggetto e Sceneggiatura:  Disegni:  Copertina: 

 

Nel secondo numero della collana Dylan Dog Oldboy, l’episodio di punta, intitolato Il contrario e l’opposto, firmato da Alessandro Bilotta e illustrato da Sergio Ponchione, introduce una versione assolutamente inedita dell’iconico personaggio. L’indagatore dell’incubo, da sempre portatore di emotività tormentata, appare qui sotto una nuova luce: gelido, razionale, disincantato, un riflesso deformato di sé stesso immerso in un’atmosfera sospesa, dove la distinzione tra vero e immaginato si dissolve.

La trama parte da un'indagine ma si evolve rapidamente in un viaggio concettuale, nel quale prevalgono temi esistenziali e dualismi interiori. Più che narrare, l’episodio medita: non c’è climax, ma un andamento circolare e onirico, dove l’introspezione prende il posto dell’azione. L’effetto complessivo è quello di un labirinto mentale, in cui il lettore si perde volontariamente.

Tra i riferimenti dichiarati, spicca quello a Steve Ditko, co-creatore di Spider-Man, noto per il suo stile grafico espressionista e la sua visione personale e fuori dagli schemi. Le influenze di Ditko si riflettono nella scelta di rendere Dylan simile, per approccio e freddezza, ai personaggi bilottiani come Mercurio Loi o Alceste Santacroce, accomunati da una forte componente analitica e da un distacco emotivo quasi totale.

Il cuore del racconto è una riflessione sul tempo e sull’identità. Bilotta distingue tra una “contemporaneità estetica”, fatta di abiti e tecnologia, e una “contemporaneità sostanziale”, legata a tematiche universali come il dubbio, la verità, l’identità. Il contrario e l’opposto aderisce pienamente a questa seconda via, evitando ogni attualizzazione sterile e preferendo una narrazione che si rivolge all’essere umano nel suo nucleo essenziale.

Tra i momenti più emblematici:

  • L’entrata in scena di un Dylan diverso, spoglio del suo lato umano, che problematizza l’idea stessa di “sé”.

  • Il confronto con personaggi speculari, che incarnano frammenti dell’io, suggerendo una personalità fratturata.

  • La struttura ricorsiva, che genera un senso di déjà vu e alimenta il sospetto che la realtà sia solo una costruzione mentale.

  • Dialoghi rarefatti e filosofici, che pongono domande anziché dare risposte.

  • La totale assenza di empatia, che trasmette un disagio profondo.

  • Il finale non conclusivo, che lascia intuire l’esistenza di un secondo racconto speculare e complementare.

In questa ottica, la figura di “Dog”, privato del nome “Dylan”, rappresenta un’identità ridotta all’osso, una creatura che ha scelto la logica come unica guida, rinnegando la parte emotiva. Il nome stesso, “Dog”, suona come un codice impersonale, ma anche come metafora di un essere fedele solo alla propria razionalità, un cane senza padrone, senza anima.

La cartomante, che appare nel racconto, è la sua controparte simbolica. Non offre risposte, ma ambiguità. È oracolo, specchio, scompiglio. Le sue carte sono metafore di un mondo che sfugge al controllo razionale, una sfida al pensiero lineare del protagonista.

Infine, c’è Mr. Seek: una presenza sfuggente, un’ombra che Dylan insegue senza mai afferrare. Più che un personaggio, rappresenta il bisogno di conoscere ciò che sfugge, forse anche il lato emotivo rimosso di Dog. Il nome stesso – “Seek”, cercare – suggerisce che non conta trovarlo, ma perseguirlo. Non è escluso che sia l’altra faccia dello stesso protagonista.

Con Il contrario e l’opposto, Dylan Dog torna a parlare non del mondo fuori, ma di quello dentro. E lo fa in modo potente, disturbante, filosofico. Non cerca l’applauso facile, ma impone un ascolto attivo. È un Dylan che non consola, ma sfida. Un ritorno necessario per un personaggio che ha ancora molto da dire — e da interrogare.


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