Cannes, Scorsese travolge il Festival tutti in coda per lui

10 Maggio 2018   12:31  

"Netflix? I film e i nuovi autori hanno bisogno di essere finanziati, di trovare soldi e io penso che bisogna trarre profitto dalle nuove tecnologie. Netflix è una maniera nuova che permette di arrivare ai giovani e di sostenere le nuove leve del cinema": detto da un cinefilo accanito come Martin Scorsese davanti ad una platea di centinaia di persone al festival di Cannes che ha fatto del braccio di ferro con la piattaforma dello streaming un punto di non ritorno e una sfida dell'edizione 2018 rinunciando alla nuova opera del regista premio Oscar Alfonso Cuaron, Roma, ha un peso.

"Oggi ci sono sempre meno cinema", ha proseguito il regista, "e la cosa più importante è essere in grado di continuare a fare film". Settantacinque anni, energia da vendere, Scorsese ha tenuto felicemente in ostaggio il pubblico dalle 14 (ma per entrare bisognava mettersi in coda ben prima) alle 18.30: senza cibo, con l'impossibilità di muoversi e andare in bagno. Lui continuava a parlare, un fiume in piena di ricordi e battute e diciamola tutta, neanche avrebbe smesso se il protocollo della Quinzaine des Realizateurs non avesse messo un tempo limite se non altro perchè il film successivo doveva cominciare. Standing ovation, come del resto ieri al galà di apertura del 71/mo festival, e una platea di operatori, cinephiles di varia natura tra cui le attrici della giuria Lea Seydoux e Khadja Nin, il direttore della Festa di Roma Antonio Monda, l'attore-conduttore del galà di apertura Edouard Baer.

E in tanti sono rimasti fuori. Un'accoglienza da rock star inferiore giusto a quella che nello stesso theatre Croisette nei sotterranei del Palais Stephanie fu riservata qualche anno fa a Mick Jagger. La giornata con Martin Scorsese, una maniera di lusso per la Quinzaine des Réalisateurs di festeggiare i suoi 50 anni , è cominciata con la consegna della Carrosse d'or al grande regista americano che al festival di Cannes, proprio alla Quinzaine, deve la rivelazione, dopo che nel 1974 fu proiettato Mean Streets. "Mio padre e mio zio furono fonti di ispirazione per quel film, pensando all'ambiente in cui vivevamo", ha raccontato Scorsese, ricordando l'opera con Harvey Keitel e Robert De Niro, cugini italiani nella Little Italy ad alto tassa di mafia, lo stesso quartiere dove ha passato l'infanzia, nato il 17 novembre 1942 da genitori di origini siciliane. Era il suo terzo film ma quello in cui vennero fuori le sue origini. Il titolo italiano Domenica in chiesa, lunedì all'inferno fu quanto mai azzeccato, e proprio oggi ci ha tenuto ad evocare l'educazione religiosa avuta (era destinato ad entrare in seminario) e la figura fondamentale per lui di un sacerdote del quartiere che considera il suo mentore: "Mi faceva leggere Graham Green e scoprire il cinema".

L'opera storica sulla settima arte, quel senso di salvaguardia a lui così caro (con la Film Foundation dal 1990 restaura e fa di nuovo uscire nelle sale capolavori), è qualcosa di profondo per il regista, una missione. E anche in famiglia fa altrettanto "un classico come Sunrise di Murnau del '27 ha avuto un grande successo​ con mia figlia". Tra i suoi film del cuore, sono tanti per la verità, mette "un classico di John Ford, Sentieri Selvaggi, mi emoziona, mi convince che il cinema non può morire", dice. Ford, ma anche "Elia Kazan, Bunuel, Renoir che dirigono apparentemente senza alcuna difficoltà. E poi - racconta - Truffaut, i primi 5 minuti di Jules et Jim, energia che non si dimentica". A condurre la lezione di cinema erano i colleghi/ammiratori Jacques Audiard, Betrand Bonello, Cedric Klapisch e la giornalista Rebecca Zlotws. "Perché non faccio commedie? - ha risposto ad Audiard - non credo di essere portato, After Hours era una commedia con un tono da incubo e poi King of Comedy che ho girato perché me lo chiedeva Robert De Niro". Scorsese usa volentieri gli storyboard per preparare i film ma poi "fu così in Casino con Sharon Stone lascio anche improvvisare" (un nuovo progetto con lei è in cantiere).

La mafia infine torna ad essere tra i suoi incubi ricorrenti: il regista ha in piena preparazione il suo prossimo film, The Irishman, dedicato alla mafia irlandese con Bobby Cannavale, De Niro, Joe Pesci e Al Pacino nel ruolo del sindacalista Jimmy Hoffa.



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