"Another year", vite da coltivare

La recensione del film

13 Febbraio 2011   08:43  

Regia: Mike Leigh
Cast: Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman, Peter Wight, David Bradley, Martin Savage, Karina Fernandez, Michele Austin, Philip Davis, Imelda Staunton, Stuart McQuarrie, Eileen Davies, Mary Jo Randle, Ben Roberts.
Genere: Drammatico
Durata: 129 minuti
Voto: OOOO


Tom e Gerri (se questi nomi vi ricordano altro è solo una coincidenza) sono una coppia inglese di mezza età, dedita alla cura del proprio orticello e a quella delle vite sconquassate di parenti e amici. Nella loro casetta londinese entrano colleghi, figli e fratelli con pesantissimi bagagli esistenziali pieni di angosce e fragilità. Dal canto loro, i coniugi si sforzano sempre di mantenere la calma (anche quando è davvero complicato) cercando sempre la soluzione migliore per tutti.

Another year è una commedia con la c maiuscola, capace di toccare i diversi toni della vita, dalle lacrime alla gioia, con rara delicatezza. Dopo un inizio abbastanza piatto, il film si anima con l’entrata in scena della mina vagante Mary - interpretata da una bravissima Lesley Manville - che con la sua logorroica presenza da donna sull’orlo dell’alcolismo, scombina la tranquilla esistenza dei piccioncini e fa andare la pellicola a ritmi vorticosi, anche se solo ad un livello puramente verbale.

Dopo aver raggiunto il numero massimo di giri, il film torna a marciare con passi decisamente più riflessivi, lenti, svelando, forse, i suoi veri intenti. Tom e Gerri sono costretti a misurarsi con una realtà esterna profondamente diversa dal loro intimo, fatta di egoismi e senza alcuna umanità. Quel piccolo orticello che loro hanno coltivato con tanta cura, però, non viene mai calpestato da alcun esterno, perché protetto con amore e fermezza.

Mike Leigh conosce perfettamente sia le regole della commedia che quelle del dramma e le fonde con grandissima maestria, ottenendo un mix perfetto di risate (mai di grana grossa) e lacrime (mai copiose). Il merito di questo risultato è da spartire, in egual misura, tra la solida sceneggiatura e le capacità interpretative di tutti gli attori.

Another year non annoia lo spettatore con lunghi sermoni sulla mancanza di moralità, ma si limita ad osservare le vite dei personaggi descritti attraverso il passare delle quattro stagioni ed invitando chi guarda a riflettere sulla necessità di prenderci cura delle nostre esistenze con la stessa cura che ha un agricoltore con le sue piante.

 

Francesco Balzano

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