'About Elly', un film sulla condizione della donna in Iran

La recensione

22 Giugno 2010   11:26  

About Elly

Regia: Asghar Farhadi
Cast: Golshifteh Farahani, Taraneh Alidousti, Mani Haghighi, Shahab Hosseini, Merila Zarei,  Peyman Moadi, Rana Azadivar, Ahmad Mehranfar, Saber Abar, Taraneh Alidoosti, Peyman Moaadi, Saber Abbar
Genere: Drammatico
Durata: 119 minuti
Voto: OOO

Dopo tanti anni vissuti in Germania, Ahmad torna in Iran. I compagni di università hanno organizzato un week-end al mare per fare una rimpatriata. Una delle donne donne del gruppo, Sepideh, approfitta dell'occasione per fargli conoscere Elly, l'insegnante di sua figlia. La ragazza si trova in difficoltà perchè, oltre a non conoscere nessuno nella comitiva, sente su di sè la pressione degli altri che vogliono a tutti costi spingerla tra le braccia del loro amico. E' come se fosse un oggetto, una cavia da laboratorio da osservare e poi da lanciare in pasto ad un destino già scritto, dal quale non c'è via d'uscita. "About Elly" racconta con angosciante realismo la condizione della donna in Iran, succube del maschilismo imperante, ridotta ad essere priva di volontà e di sogni, rinchiusa in una prigione affatto dorata da cui osserva un mondo che non le appartiene. Ogni sintomo di vitalità è prontamente sopito dall'ingombrante ombra dell'uomo, che si finge spettatore imparziale fin quando non interviene in maniera dura. Un'esistenza insostenibile che porta a preferire un finale amaro ad un'amarezza senza fine.


Il regista iraniano Asghar Farhadi ci regala un film intenso e vissuto con passione, per il quale ha voluto firmare lui stesso anche la sceneggiatura. Una pellicola cruda, girata con la telecamera lasciata in mezzo ai protagonisti, quasi come fosse un altra componente della comitiva. L'occhio della cinepresa indugia molto sui volti degli attori per sottolinearne prima la gioia e poi il dolore, in un cambio di registro che spiazza e lascia scombussolato lo spettatore che, quando si stava abituando al tono della commedia, vede cambiare completamente lo scenario attorno a sè. La buona riuscita del lungometraggio si deve anche e soprattutto alla resa degli attori, ottimamente diretti da Ashgar e perfettamente calati nella parte. Una menzione particolare va al ruolo di Sepideh, vera protagonista della pellicola e perfettamente interpretata Golshifteh Farahani, costretta a fuggire dall'Iran dopo aver realizzato questo film. Le lacrime che si versano davanti allo schermo, nascono dal crudo racconto di una triste realtà. Bello, ma difficile da rivedere.

 

Francesco Balzano

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