Qualcuno una volta disse “L’Italia non è un paese per giovani” e forse aveva davvero ragione.
Lisa Granuzza Di Vita ha 25 anni, studia teatro da quando ne aveva 15 e proprio sul palcoscenico del Soho Theatre di Londra, complice probabilmente Shakespeare portato in scena quel giorno, comprese che della recitazione non avrebbe più potuto farne a meno. Lisa conosce tre lingue, ha studiato alla London Academy of Music and Dramatic Art (LAMDA) per poi continuare alla London School of Dramatic Art (LSDA), ha un curriculum teatrale di tutto rispetto ed è affascinata da qualsiasi forma d’arte, da qualsiasi forza espressiva sia in grado di farle percepire la stessa intensità emotiva che fare l’attrice riesce ogni volta a farle provare. Perché per Lisa recitare è questo “un’esperienza potente”, totalmente coinvolgente, un’immersione completa in mille nuovi personaggi, a cui non solo dare vita e voce, ma da cui ogni volta apprendere assorbendone, senza accorgersene, piccoli frammenti di personalità, in grado di entrare, come schegge, nell’anima del proprio interprete. Come se ogni performance fosse una sorta di sogno materializzato capace di farle dimenticare sé stessa e la realtà. Oggi Lisa studia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e di tutto quel sogno che è la recitazione vorrebbe farne un lavoro, ma non è così semplice.
Essere un giovane lavoratore in Italia è ormai diventata una scommessa, un privilegio per quei pochi che realmente riescono a realizzarsi, al punto tale che immaginare la propria strada e perché no sognarla sia diventato ormai un lusso. È invero una crescita continua quella del livello di disoccupazione tra i più giovani, un moto, questo, inversamente proporzionale alla decrescita delle aspettative e della fiducia dei ragazzi per la propria madrepatria.
Una situazione in sostanza assolutamente scoraggiante, che diventa ben più complessa se il settore scelto è poi quello artistico. È infatti un mondo difficile quello delle telecamere e dei palcoscenici, così arroccato dietro la propria platinata immagine di facciata. Un terreno in cui per emergere bisogna saper nuotare bene tra la massa di artisti o presunti tali foraggiati “a tavolino” dal sistema e in cui ormai avere talento o aver studiato, sembra non bastare più. E chi meglio di Lisa non può non saperlo.
“Dicevo…” Quale lavoro migliore di questo?” Giusto. Beh, alla fine è una bella frase da dire e da pensare, soltanto che non è sempre così facile. Ho spesso pensato di mollare e trovare un lavoro più sicuro, più stabile. Oppure provare altrove, all’estero le opportunità sono maggiori e maggiori sono le richieste, ma alla fine ci sono tantissimi attori che vogliono lavorare e molti sono davvero bravi. Quindi la mia presenza o meno non avrebbe certo cambiato niente, questo è quello che pensavo. Fino a quando ho capito che quello che faccio non lo faccio per gli altri, ma lo faccio per me stessa.”
Un’ambiente quindi competitivo, troppo impegnato a volte in una sorta di campagna promozionale del trash, ma affrontabile dagli animi più “indomiti” trovando piena motivazione nei propri infiniti tentativi in sé stessi.
Ed il segreto secondo Lisa sarebbe tutto racchiuso in una sola parola:
“Penso che una delle virtù fondamentali per un attore sia quella della forza di VOLONTA’. Qualsiasi essere umano se decide di fare qualcosa appassionatamente e ci mette tutto se stesso vivendo in modo totalmente presente e costante nel raggiungere i suoi obiettivi, allora non dovrò temere perché alla fine si renderà conto che tutti gli sforzi messi, le critiche pazientemente accettate, le lotte che sembravano non portare a niente, le cadute e le ricadute di molti anni di studio, le offese e le litigate con se stessi, con gli altri, con il regista, con gli insegnanti, con la famiglia, con il compagno, con gli amici, con i tuoi stessi pensieri, finalmente adesso tutto questo sembra ripagarti. Io penso che si tratti di scelte. Di prendere una posizione e decidere quali sono le tue priorità”
Non perdere la speranza, provarci, impegnarsi e volerlo sembrano quindi essere un ottimo punto di partenza per le nuove generazioni di lavoratori, perché per chi oserà nel 2018 immaginare ancora il proprio futuro, la scalata alla realizzazione potrebbe, nonostante tutta la propria durezza, apparire comunque come un meraviglioso viaggio. Ai sognatori ed ai passionari resta quindi il compito di tentare e magari di riuscire, con la consolazione, quanto meno, che qualcuno una volta disse anche: “L’Italia non è un paese per giovani...ma vi sono virtuose eccezioni”.
C.M.