Lungo l’infinita linea evoluzionista filo darwiniana della specie umana, che ha visto l’animale trasformarsi in uomo e l’uomo trasformarsi in fashion blogger, youtuber ed influencer, sfruttando l’essenziale potenzialità del pollice opponibile, per utilizzare smartphone, tablet e computer, può oggi ritenersi aperta anche l’ultima fase progressista della tecnologizzazione naturale: l’era Netflix.
Nata nel 1997 da Reed Hastings e Marc Randolph, ma solo dal 2008 attiva con un servizio streaming on line on demand, Netflix è oggi la più utilizzata modalità di distribuzione via internet di film, serie tv e programmi d’intrattenimento vario, attualmente in circolazione.
Con appena i suoi 125 milioni di utenti registrati fino ad aprile 2018 e il suo fatturato a dieci cifre, sembra, di fatto, riuscire a soddisfare gusti e bisogni di qualsiasi spettatore, potendo contare sulla micidiale combinazione di diversità e ampiezza di contenuti.
Una televisione a casa, priva di pause pubblicitarie, dal costo fisso ma sostenibile e a portata di una linea internet, parrebbe quindi essere questo il sistema televisivo del futuro tanto predetto dai moderni Nostradamus, impegnati, solo qualche anno fa, nel vaticinare l’ormai segnato destino dei cinema all’alba dell’era dello streaming.
Eppure come per tutti i personaggi e i fenomeni famosi del passato, anche Netflix avrebbe i propri segreti del successo o per meglio dire in questo caso il proprio “sistema di consigli”.
Il servizio on line in abbonamento dispone infatti di uno strumento di raccolta dati, basato sull’analisi dei comportamenti dell’utente durante l’utilizzo del sistema. Il materiale informativo assunto, rielaborato tramite algoritmo, fornisce quindi i titoli dei film da inserire in primo piano nella schermata inziale.
Tale database di analisi viene ogni volta costruito da Netflix raccogliendo informazioni a partire da ogni singola scelta o azione compiuta dallo spettatore: come le proprie preferenze dei film o quelle di altri utenti con gusti cinematografici simili, come i nomi degli attori presenti nei vari lungometraggi o anche il genere prevalentemente guardato, come l’anno di uscita dei titoli prescelti o come perfino a che ora del giorno, con quali dispositivi e per quanto tempo l’abbonato abbia usufruito della piattaforma.
A stupire e a tratti a preoccupare è però che il “sistema consigli” Netflix sia in realtà vivo: un servizio continuamente aggiornato, quasi al pari di un’intelligenza artificiale: in continua evoluzione e cambiamento.
Modificando e implementando di volta in volta i dati raccolti, raffinando le proposte all’utente, l’intera offerta cinematografica sembra destinata ad apparire se non propriamente irresistibile, sicuramente però al massimo della propria appetibilità al mercato.
Scevro di qualsiasi teoria complottistica o tentativo di controllo mentale, a trasparire è tuttavia un sistema a dimensione dei consumatori, una sorta di “body scanner”, atto a cucire addosso ai propri fruitori il prodotto più acquistabile.
E nonostante Netflix stesso si sia preoccupato di riportare, non esattamente in prima pagina, ma comunque tra le varie sezioni del sito, le proprie modalità operative, resta giustamente al giudizio del consumatore l’effettiva funzionalità e utilità dell’analisi dati.
Si unisce quindi all’immenso patrimonio dibattimentale coevo anche la questione Netflix e mentre le schiere di favorevoli e contrari inizieranno a discutere su questa nuova frontiera degli anni 2000, chiunque si asterrà potrà sempre concedersi un’ottima serie tv.
C.M.