30 Anni Fa L'#Italia Si Collegò Ad #Internet Grazie Alle Antenne Del Fucino #InternetDay @Telespazio

Era il 30 aprile del 1986

28 Aprile 2016   13:10  

Trent'anni fa un gruppo di entusiasti pionieri collegò l'Italia a Internet, tra i primi paesi in Europa. Era il 30 aprile del 1986: il segnale partì dal Centro universitario per il calcolo elettronico del Cnr di Pisa (Cnuce) e arrivò alla stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania.

La notizia fu oscurata dal disastro di Chernobyl avvenuto pochi giorni prima, ma fu davvero l'inizio di una storia nuova e molto prima che Internet diventasse dominio di tutti, agli inizi degli anni Novanta. Un primato che il nostro paese ha perso.

"Non immaginavamo che da lì sarebbe partito un processo che ha portato tre miliardi di persone a collegarsi nel mondo e che quello fosse l'inizio della società dell'informazione", spiega all'ANSA Stefano Trumpy, a quel tempo direttore del Cnuce e uno degli 'evangelisti' che portò il nostro paese a quel traguardo storico.

Insieme a lui c'erano Luciano Lenzini, appassionato scienziato e 'architetto' del progetto; Antonio Blasco Bonito e Marco Sommani, cuore tecnico di quell'avventura.

Il progetto fu realizzato in sinergia tra Cnr-Cnuce, Italcable e Telespazio; per il collegamento fu usata la rete satellitare atlantica Satnet.

Il 30 aprile 1986, il sistema di calcolo dell’Istituto CNUCE di Pisa (CNR) venne collegato alla rete di elaboratori statunitensi denominataARPANET (Advanced Research Projects Agency NETwork). L’Italia diventava così la quarta nazione al mondo (dopo Norvegia, UK e Germania Ovest) ad essere connessa alla rete che negli anni successivi sarà conosciuta come Internet.

Il collegamento fu reso possibile, attraverso il Centro Spaziale del Fucino, grazie alla sottorete satellitare SATNET (SATellite NETwork) realizzata da CNR, Telespazio e Italcable.

Come evidenziato in un comunicato stampa del CNR, dal 30 aprile 1986 il CNR era quindi connesso con una rete formata da migliaia di altri computer. L’impresa fu possibile grazie all’impegno, la lungimiranza e la determinazione di Luciano Lenzini, ideatore e architetto del progetto, Stefano Trumpy, già protagonista negli anni ’70 della missione SIRIO e poi direttore del CNUCE, e Antonio Blasco Bonito, responsabile tecnico del progetto.

Utilizzando un router delle dimensioni di un frigorifero, per i ricercatori italiani del CNR da quel giorno fu possibile scambiarsi dati, programmi applicativi e messaggi di posta elettronica con i colleghi d’oltreoceano, potendosi così connettere in tempo reale con università e centri di ricerca americani.

Fu una vera e propriarivoluzione epocale, non compresa immediatamente in Italia. Era infatti l’avvio dell’era di internet, che nel giro di pochi anni avrebbe cambiato il mondo.

Telespazio fu parte di questa rivoluzione, grazie a know-how ed esperienza nel settore delle telecomunicazioni via satellite accumulati fin dai primi anni ’60, quando con la prima antenna installata nella Piana del Fucino, in Abruzzo, furono avviati gli esperimenti di comunicazioni satellitari tra Italia e Stati Uniti.

Dietro quel risultato c'era però un lungo lavoro di preparazione iniziato negli anni Settanta in concomitanza con lo sviluppo di Arpanet (la rete della difesa militare americana), la stretta collaborazione con alcuni padri di Internet come Robert Khan e Vinton Cerf e la lungimiranza dei ricercatori italiani: avevano intuito che grandi macchine di calcolo avrebbero avuto un'influenza straordinaria nella trasmissione di informazioni e contenuti.

"Ma non andò sempre tutto liscio, ci furono anche momenti di pessimismo cosmico alla Leopardi - racconta all'ANSA Luciano Lenzini -.

Dopo il via libera del Cnr al progetto da 510 milioni dagli Stati Uniti ci fecero sapere che bisognava cambiare hardware: chiedevano di inserire il Butterfly gateway, che aveva oltre 200 processori a bordo. Era il 1984 e io decisi di gettare la spugna". Dopo qualche giorno Lenzini comunica la decisione, a Washington, nel corso di una riunione del Board che gestiva la sperimentazione di Internet in Europa. "Accadde una cosa che nessuno si aspettava - continua -. Robert Khan parlò con Vinton Cerf e decisero di regalarci il Butterfly gateway. Facemmo i salti di gioia".

Una decisione che testimoniava la stima per quell'appassionato gruppo di ricercatori di lungo corso. "Internet non è piovuto al Cnuce per caso, a Pisa c'era un gruppo di ricerca tra i più avanzati in Europa.

Questa non è stata un'operazione tecnologica ma una grossa operazione culturale" sottolinea Luciano Lenzini che aggiunge: "Eravamo il quarto nodo europeo insieme a Gran Bretagna, Norvegia e Germania ora siamo quart'ultimi in Europa per diffusione e utilizzo della rete. La mia speranza è che con questo annuncio sulla banda larga si vada avanti".

"Ci vuole una somma di sforzi per diffondere sensibilità e pratica dei temi che riguardano il digitale - osserva Stefano Trumpy -. Possiamo recuperare terreno ma c'è bisogno di uno sforzo a tutti i livelli, anche nelle scuole. In Italia bisogna mettere in piedi una gestione 'multistakeholder', cioè una sinergia tra governo, privati, settore tecnico e società civile. E' stato promesso dal Ministero per lo sviluppo economico ma non si è ancora fatto, bisogna spingere su questo".

Per ricordare il giorno in cui "l'Italia scoprì Internet" (Italian Internet Day), come ha scritto qualche giorno fa Matteo Renzi, ci saranno in tutto il paese iniziative nelle scuole, nelle regioni e una celebrazione nella sede del Cnr di Pisa il 29 aprile.

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L’evento sarà anche raccontato nel documentario “Login, il giorno in cui l’Italia scoprì internet” di Riccardo Luna e Alice Tomassini, che verrà trasmesso lo stesso giorno da Rai5 alle ore 20.

In occasione dell'Internet Day italiano, il premier lancerà dalla città toscana il primo bando sulla banda larga.


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